Basilica di Sant’Erasmo


Basilica di Sant’Erasmo


A pochi metri da Porta Romana, salendo per via Garibaldi e passando davanti ad archi e bifore e tra pareti fortificate di edifici medievali, si giunge alla Basilica di Sant'Erasmo.

La Basilica fu fondata su un preesistente oratorio costruito da San Benedetto e dai suoi discepoli, che si erano fermati a Veroli nel 529, durante il viaggio da Subiaco a Montecassino. La costruzione venne finanziata da un cittadino di Veroli, Valentiniano, che poi raggiunse San Benedetto a Montecassino, aderì alla vita monastica e per molti anni fu abate del monastero di San Pancrazio, presso il Laterano. Fu proprio Valentiniano una delle fonti da cui San Gregorio Magno attinse le notizie utili per scrivere la vita del Santo Patriarca. I benedettini restarono a Sant’Erasmo fino al XII sec., quando vennero sostituiti dai canonici regolari. Nel corso dei secoli, la chiesa è stata più volte rimaneggiata, ma ha conservato lo stile romanico al piano inferiore della facciata con portico a tre archi del 1104-1127, nel campanile (già antica torre romana) e nelle tre imponenti absidi, ben visibili dalla strada sottostante, uscendo da Porta Romana. La parte superiore della facciata fu modificata da un architetto di nome Martino con l’apertura di ampie finestre settecentesche. In facciata, alla base delle cornici degli archi medievali si possono osservare alcune figure di ‘mostri’, dalle cui bocche escono motivi e fregi ornamentali: tali figure risentono dell’influenza delle credenze e delle leggende medievali e del fantastico e misterioso mondo orientale. Le altre decorazioni della facciata, come pure la cornice centrale, furono eseguite, secondo il parere del prof. Arduino Scaccia Scarafoni, da maestranze benedettine, che lavorarono anche in altri centri e monumenti abruzzesi. La doppia scalinata che immette nel portico fu costruita nel 1700. All’interno, una grande tela posta in fondo alla navata sinistra, fu voluta da Mons. Vittorio Giovardi e dipinta nel 1747 da Sebastiano Conca ( o forse da T. Kuntze secondo lo studioso Marcello Stirpe); qui si ricorda l’incontro avvenuto nel 1170 nella basilica, alla presenza di sedici cardinali e dei rappresentanti delle Lega Lombarda, tre Papa Alessandro III ed Evardo, Vescovo di Bamberga, inviato dall’imperatore Federico Barbarossa, per cercare le condizioni di una possibile pace. Lungo la stessa navata è situato un quadro, “il Battesimo di Gesù” attribuito ad un anonimo allievo del Maratta. Nella Cappella del Sacramento è custodito un prezioso calice in argento dorato, della fine del XIV secolo, protagonista del Miracolo Eucaristico: il 26 marzo 1570, durante le celebrazioni pasquali , l’Ostia consacrata operò grandi prodigi. Adesso il calice viene utilizzato per la celebrazione della Santa Messa, una volta l’anno, il martedì dopo Pasqua. Vi sono conservati, inoltre, un “encolpio” bronzeo , una croce pettorale del secolo XI con le figure del Crocifisso, della Madonna e di vari Santi, e un martirologio pergamenaceo del secolo XII. Quest’ultimo, scritto in caratteri gotici italiani, è stato restaurato a cura del Vaticano, ed in seguito ne è stato trascritto, catalogato e pubblicato il primo volume con le pergamene relative agli anni 937-1199. Il volume è inserito nei ‘Regesta Chartarum Italiae’, curati dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo.
La Basilica fu fondata su un preesistente oratorio costruito da San Benedetto e dai suoi discepoli, che si erano fermati a Veroli nel 529, durante il viaggio da Subiaco a Montecassino. La costruzione venne finanziata da un cittadino di Veroli, Valentiniano, che poi raggiunse San Benedetto a Montecassino, aderì alla vita monastica e per molti anni fu abate del monastero di San Pancrazio, presso il Laterano. Fu proprio Valentiniano una delle fonti da cui San Gregorio Magno attinse le notizie utili per scrivere la vita del Santo Patriarca. I benedettini restarono a Sant’Erasmo fino al XII sec., quando vennero sostituiti dai canonici regolari. Nel corso dei secoli, la chiesa è stata più volte rimaneggiata, ma ha conservato lo stile romanico al piano inferiore della facciata con portico a tre archi del 1104-1127, nel campanile (già antica torre romana) e nelle tre imponenti absidi, ben visibili dalla strada sottostante, uscendo da Porta Romana. La parte superiore della facciata fu modificata da un architetto di nome Martino con l’apertura di ampie finestre settecentesche. In facciata, alla base delle cornici degli archi medievali si possono osservare alcune figure di ‘mostri’, dalle cui bocche escono motivi e fregi ornamentali: tali figure risentono dell’influenza delle credenze e delle leggende medievali e del fantastico e misterioso mondo orientale. Le altre decorazioni della facciata, come pure la cornice centrale, furono eseguite, secondo il parere del prof. Arduino Scaccia Scarafoni, da maestranze benedettine, che lavorarono anche in altri centri e monumenti abruzzesi. La doppia scalinata che immette nel portico fu costruita nel 1700. All’interno, una grande tela posta in fondo alla navata sinistra, fu voluta da Mons. Vittorio Giovardi e dipinta nel 1747 da Sebastiano Conca ( o forse da T. Kuntze secondo lo studioso Marcello Stirpe); qui si ricorda l’incontro avvenuto nel 1170 nella basilica, alla presenza di sedici cardinali e dei rappresentanti delle Lega Lombarda, tre Papa Alessandro III ed Evardo, Vescovo di Bamberga, inviato dall’imperatore Federico Barbarossa, per cercare le condizioni di una possibile pace. Lungo la stessa navata è situato un quadro, “il Battesimo di Gesù” attribuito ad un anonimo allievo del Maratta. Nella Cappella del Sacramento è custodito un prezioso calice in argento dorato, della fine del XIV secolo, protagonista del Miracolo Eucaristico: il 26 marzo 1570, durante le celebrazioni pasquali , l’Ostia consacrata operò grandi prodigi. Adesso il calice viene utilizzato per la celebrazione della Santa Messa, una volta l’anno, il martedì dopo Pasqua. Vi sono conservati, inoltre, un “encolpio” bronzeo , una croce pettorale del secolo XI con le figure del Crocifisso, della Madonna e di vari Santi, e un martirologio pergamenaceo del secolo XII. Quest’ultimo, scritto in caratteri gotici italiani, è stato restaurato a cura del Vaticano, ed in seguito ne è stato trascritto, catalogato e pubblicato il primo volume con le pergamene relative agli anni 937-1199. Il volume è inserito nei ‘Regesta Chartarum Italiae’, curati dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo.


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