Biblioteca Giovardiana


Biblioteca Giovardiana


Vanto della cultura verolana, la Bibiblioteca Giovardiana prende il nome da Mons. Vittorio Giovardi (1699-1786), "DecanusUtriusqueSignaturae" nel Supremo Tribunale della Chiesa di Roma; a lui appartenevano la maggior parte dei tesori che oggi essa custodisce. Mons. Giovardi, di origine verolane, fece dono di questo tesoro alla sua città natale con un testamento del 20 gennaio 1773.

La Biblioteca raccoglie circa 16.000 volumi a carattere religioso, filosofico, teologico, giuridico, storico, letterario e scientifico. Ad arricchire la collezione i manoscritti: 10 in pergamena con pregevoli miniature (dal secolo XII al XVI), 280 cartacei, 42 incunaboli del XV secolo, centinaia di pergamene, cinquecentine ed un migliaio di incisioni, disegni di Carlo Maratta e di altri pittori ignoti dei secoli XVI-XVII-XVIII. Completa la biblioteca un piccolo museo antiquario che conserva i reperti trovati durante lavori di scavo eseguiti a Veroli e nelle zone circostanti: ex voto dei secoli VI-V a.C., monete romane, bronzetti, anelli, lucerne, piatti e vasi paleocristiani, iscrizioni romane e medievali. Assieme a tutte queste opere sono arrivati ai giorni nostri anche gli arredi originali della biblioteca, tutti risalenti al 1700. La mobilia è tuttora quella voluta dal fondatore e l’estetica della biblioteca è completata dai ritratti dei più insigni personaggi storici locali. Come è caratteristico delle biblioteche settecentesche italiane, gli ambienti principali posti al piano superiore del palazzo sono due: un salone - di vaste proporzioni - per la consultazione e per la conservazione degli stampati; e un secondo ambiente per i manoscritti e per i materiali che necessitano di particolari cure nella conservazione. I volumi sono ordinati in scaffali chiusi, posti lungo le mura perimetrali ed accessibili - nella parte superiore - per mezzo di balconate.
La Biblioteca raccoglie circa 16.000 volumi a carattere religioso, filosofico, teologico, giuridico, storico, letterario e scientifico. Ad arricchire la collezione i manoscritti: 10 in pergamena con pregevoli miniature (dal secolo XII al XVI), 280 cartacei, 42 incunaboli del XV secolo, centinaia di pergamene, cinquecentine ed un migliaio di incisioni, disegni di Carlo Maratta e di altri pittori ignoti dei secoli XVI-XVII-XVIII. Completa la biblioteca un piccolo museo antiquario che conserva i reperti trovati durante lavori di scavo eseguiti a Veroli e nelle zone circostanti: ex voto dei secoli VI-V a.C., monete romane, bronzetti, anelli, lucerne, piatti e vasi paleocristiani, iscrizioni romane e medievali. Assieme a tutte queste opere sono arrivati ai giorni nostri anche gli arredi originali della biblioteca, tutti risalenti al 1700. La mobilia è tuttora quella voluta dal fondatore e l’estetica della biblioteca è completata dai ritratti dei più insigni personaggi storici locali. Come è caratteristico delle biblioteche settecentesche italiane, gli ambienti principali posti al piano superiore del palazzo sono due: un salone - di vaste proporzioni - per la consultazione e per la conservazione degli stampati; e un secondo ambiente per i manoscritti e per i materiali che necessitano di particolari cure nella conservazione. I volumi sono ordinati in scaffali chiusi, posti lungo le mura perimetrali ed accessibili - nella parte superiore - per mezzo di balconate.


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